Valorizzare le soft skills nella ricerca di lavoro
Le soft skills, o competenze trasversali, sono le caratteristiche personali che appartengono alla sfera dell’“essere”, mentre le hard skills descrivono la sfera del “fare”.
Le soft skills descrivono il modo in cui siamo, come svolgiamo le nostre attività e ricopriamo il ruolo professionale, come ci muoviamo in un ambiente di lavoro, con gli altri e nei confronti dei compiti che ci vengono affidati.
Sono competenze trasversali che fanno parte di noi a prescindere dal ruolo ricoperto, e per questo sono trasferibili da un ambito all’altro.
Le soft skills sono altrettanto importanti delle hard skills, le competenze tecniche, anzi a volte lo sono di più.
Poco tempo fa il World Economic Forum ha rilasciato la classifica delle 10 skills più importanti per il mondo del lavoro nel 2023, classifica contenuta all’interno del report “Future’s for job 2023” (qui per approfondimenti).
Dal report emerge che le prime 10 abilità sono queste:
- pensiero analitico
- pensiero creativo
- resilienza, flessibilità e agilità
- motivazione e consapevolezza di sé
- curiosità e apprendimento permanente
- alfabetizzazione tecnologica
- affidabilità e attenzione ai dettagli
- empatia e ascolto attivo
- leadership e influenza sociale
- controllo qualità
La maggior parte delle competenze chiave individuate dal WEF sono trasversali, legate alle abilità cognitive (come le prime due in classifica), all’autoefficacia (guardando ad esempio dal terzo al quinto posto) o alla sfera delle relazioni sociali (come vediamo nell’ottavo e nono posto).
Questo significa che nel processo di ricerca di un nuovo lavoro sarà importante avere ben chiaro quali sono le nostre competenze trasversali più spiccate e saperlo comunicare nelle diverse fasi della selezione (dal CV al colloquio).
Inoltre, mostrare chiaramente le nostre competenze trasversali già durante il colloquio, renderà più visibile al selezionatore non solo chi siamo oggi, ma chi potremmo diventare un domani all’interno dell’organizzazione.
Puntare sulle soft skills è particolarmente utile se siamo in uno di questi tre casi:
- Per chi è alla ricerca della prima occupazione: valorizzare le soft skills sarà un’azione chiave da fare per presentare al meglio il proprio profilo, le attitudini e le potenzialità. Il selezionatore, infatti, in mancanza di una solida esperienza tecnica, andrà ancor di più a rintracciare le competenze soft del candidato utili per la posizione da ricoprire e per il contesto.
- Per chi sta cambiando totalmente ruolo e settore: non potendo contare sulla valorizzazione delle competenze tecniche che si possiedono, valide per il settore da cui veniamo ma non altrettanto per quelle in cui ci vogliamo posizionare, puntare sulle competenze trasversali sarà il modo migliore per trovare punti di connessione tra la strada vecchia che si chiude e la nuova che vorremmo intraprendere
- Per chi sta pensando di progettare un cambiamento ma ancora non ha chiaro in che direzione andare: ripartire dalle proprie competenze trasversali, facendo un bilancio di quali sono i punti di forza che possediamo, è un ottimo primo passo per capire in che ruolo e direzione iniziare a costruire un nuovo progetto professionale.
Come faccio a identificare le mie competenze trasversali distintive?
Per capire quali sono le competenze trasversali che più ci descrivono, o anche per capire quali sono quelle più sviluppate in noi, è necessario partire dalle attività che abbiamo svolto.
Alcune competenze infatti risiedono in noi già sotto forma di attitudini, che grazie all’acquisizione di conoscenze e alla pratica si sono consolidate diventando delle vere e proprie competenze.
Per focalizzare le competenze trasversali che possediamo dobbiamo analizzare i ruoli ricoperti, descrivendo i contesti di lavoro in cui questi di declinavano, ricordando le persone con cui siamo entrati in contatto, le responsabilità che avevamo, ecc.
Una volta fatto questo, procedendo in modo sistematico, possiamo iniziare a pensare ai comportamenti attuati e a farci alcune domande utili a riflettere sulle nostre competenze trasversali:
- Quali competenze trasversali mi ha richiesto quel ruolo? In che modo lo svolgevo?
- C’erano altre persone nella mia organizzazione che ricoprivano lo stesso ruolo?
- Come mi distinguevo dagli altri rispetto al modo in cui esercitavo il mio ruolo?
- Quali feedback ho ottenuto dai miei capi/colleghi/clienti?
- In cosa riuscivo meglio?
- Quali comportamenti mi riuscivano più naturali o spontanei?
La stessa cosa possiamo farla pensando alle attività extralavorative che abbiamo svolto nel corso della nostra vita, guardando sia al presente che al passato.
- Cosa dicono di noi questi hobbies/passioni/interessi?
- Quali competenze richiedono?
- In che modo siamo riusciti a raggiungere i risultati ottenuti?
Una volta fatto, ci accorgeremo che inizieranno ad emergere delle competenze ricorrenti. Sono le competenze distintive che possediamo, sviluppate e rinforzate di esperienza in esperienza. Una volta individuate avremo più chiaro sia il panorama dei nostri punti di forza che quello delle nostre aree di miglioramento. Adesso non resta che scegliere cosa valorizzare e prepararci a comunicarlo al meglio negli strumenti di ricerca di lavoro (CV, lettera di presentazione, profilo LinkedIn, ecc).
Intraprendere un’analisi di questo genere è più semplice se a guidarci è un orientatore professionista. Il suo supporto sarà utile a focalizzarci sul nostro percorso lavorativo in metodico ed efficiente, riportandoci sulla giusta strada se dovessimo deviare o bloccarci. Inoltre, un orientatore potrebbe cogliere qualche aspetto a noi non noto, il cosiddetto “punto cieco”, e restituirci un’immagine più ampia e sfaccettata delle nostre competenze.
In ogni caso, è un lavoro di autoriflessione che possiamo già iniziare a fare in autonomia. Un lavoro molto utile, ad esempio, in vista della preparazione di un colloquio di selezione, come abbiamo scritto qui.
Buona riflessione!
Ileana Moriconi
Consulente di orientamento professionale e Career Coach