Cambiamento e impasse lavorativo: come riconoscerlo e agire?
Basta, sono esausto, voglio cambiare lavoro!
Voglio seguire le mie passioni e realizzare il mio sogno!
Ci siamo mai fermati a chiederci cosa vogliamo migliorare nella nostra vita?
Vorrei cambiare lavoro ma …, e da qui si susseguono una serie di alibi verso sé stessi; la vita frenetica prosciuga tante delle nostre energie e molte volte arriviamo a fine giornata esausti avendo concluso poco di quello che ci eravamo ripromessi; altre volte però possono subentrare delle dinamiche che rendono più faticoso questo cambiamento o che ci impediscono di metterlo in atto. Ecco una lista delle principali cause di questa impasse in cui molte persone si trovano:
- gestione del tempo/organizzazione
- mancanza di motivazione
- mancanza di fiducia in sé stessi
- fatica a lasciare la zona di comfort
- blocchi e resistenze che ci impediscono di agire.
Nel corso della vita e di conseguenza nella carriera professionale scegliamo ogni giorno, a volte in modo più consapevole e altre volte meno.
Nel tempo si modificano le priorità, gli obiettivi, oltre alla presenza di avvenimenti imprevedibili che inevitabilmente rimettono tutto in discussione; c’è chi il cambiamento lo abbraccia e lo accoglie con un atteggiamento attivo e propositivo, c’è chi invece è più restio e tende a evitarlo, fino a quando è possibile.
Come ci si approccia alla situazione fa sicuramente la differenza, possiamo infatti temere questa evoluzione e rimanere bloccati oppure accettarla e trasformarla in una risorsa.
Una sensazione ormai molto diffusa è quella di trovarsi in una condizione lavorativa stabile ma sentire dentro di sé emozioni come le seguenti:
- inquietudine,
- insoddisfazione,
- frustrazione,
- demotivazione,
- mancato allineamento dei propri valori con il contesto lavorativo,
- mancata espressione del proprio potenziale.
Sono delle percezioni da riconoscere e fronteggiare, anche se possono fare paura; infatti se trascurate o ignorate, possono portare a vivere situazioni quotidiane infelici e poco appaganti, inoltre viverle in modo sempre più intenso potrebbe causare disturbi da stress, ansia e burnout, intaccando anche altri ambiti della vita.
Il fatto di rimettersi in gioco nonostante la situazione di stabilità, è un rischio che vale la pena correre se siamo coscienti e consapevoli della nostra identità personale e professionale.
Essere disposti a lasciare la zona di comfort per seguire le proprie passioni, la propria vocazione, realizzando un piano d’azione efficace che permetta passo dopo passo di costruire un futuro lavorativo che possa apportare benefici in termini di benessere mentale, di performance, di potenziale sfruttato ma soprattutto creato su misura per noi.
Se invece ci si sente confusi e, non sono chiare le proprie competenze e obiettivi, si può partire facendo un lavoro introspettivo, infatti conoscersi più a fondo permette di fare chiarezza sulla rotta da seguire. Si può partire seguendo alcuni di questi punti:
- Mettersi in discussione;
- farsi domande, a volte scomode;
- mettersi in ascolto dei propri bisogni;
- rendersi conto di ciò che si vuole modificare;
- conoscere i propri punti di forza, valori, le proprie priorità;
- riconoscere paure o attaccamenti.
Coraggio, impegno, dedizione e, costanza non devono mancare in una fase di cambiamento che sia professionale o personale; è infatti un percorso fatto di continui sali e scendi, momenti di stallo e avanzamento, imprevisti, emozioni che si alternano e, convinzioni che si frantumano.
Se si ha difficoltà o si è in una fase di immobilità, è possibile essere supportati e accompagnati da figure professionali come orientatori e coach, che in questo momento delicato di transizione, aiutano a far emergere e fare luce su quanto, a volte, nonostante sia davanti agli occhi, è così difficile da vedere.
Alcune volte il cambiamento arriva dopo aver costruito passo dopo passo il proprio percorso e questo entusiasma, altre volte invece arriva all’improvviso e spiazza facendo perdere l’equilibrio.
Possono esserci situazioni al di fuori del nostro controllo, ad esempio la gestione di una malattia che può colpire sé stessi o i propri familiari: in questo caso il cambiamento scombussola i nostri piani e obiettivi.
Ritrovarsi a gestire una condizione nuova in cui non si sa dove porterà e che conseguenze avrà sulla propria persona in termini fisici e mentali è davvero spiazzante.
In questo caso il cambiamento è più complesso da gestire: vedere la propria quotidianità modificata, il proprio equilibrio rompersi, cambiare le proprie priorità e gestire gli stati d’animo, non è affatto semplice.
Metabolizzare e trasformare; avere la forza e la capacità di non identificarsi alla malattia ma rimanere ancorati alle proprie caratteristiche personali, i valori e obiettivi può davvero essere di supporto.
Essere consapevoli di quello che sta accadendo e vivere le emozioni e sensazioni, anche intense, è necessario per trasformare il dolore e la visione della situazione attuale; si possono provare:
- rabbia,
- frustrazione,
- paura,
Far finta che la malattia non ci sia o insabbiarla può avere effetto opposto e renderci ancora più spaventati e vulnerabili.
Credo che ognuno di noi debba crearsi il proprio percorso, attingendo alle proprie risorse personali, ai canali che sente più vicini alla propria personalità e che possano essere di sostegno, ma se sentiamo di essere in difficoltà a gestire questo momento chiedere l’intervento di un professionista, ad esempio uno psicologo, che può accompagnarci in questa fase di accettazione e cambiamento, può portare benefici nella nostra quotidianità.
Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, possono aprirsi diversi scenari a fronte di ciò:
- potremmo continuare a svolgere la nostra professione o cambiare mansione nella stessa azienda
- lavorare lontano da casa potrebbe comportare un grosso dispendio di tempo ed energie
- la mansione che si svolgeva non può più essere svolta.
Nel secondo e terzo punto ci si trova a interrogarsi sulla ridefinizione del proprio obiettivo professionale, farsi domande è infatti utile per fare chiarezza, comprendere le priorità, la visione che si vuole dare al proprio futuro, fare scelte più consapevoli ricorrendo anche ai seguenti quesiti:
- Quali competenze ho in mio possesso?
- Come possono essere sfruttabili nel mercato del lavoro?
- Ho necessità di formarmi?
- Cosa mi piace fare?
- Quanto tempo ed energie posso dedicare al lavoro?
- Quali passioni ho?
- Quali valori?
- In che contesto mi piacerebbe operare?
- Mi permette di gestire le dinamiche familiari?
Potrebbe accadere di fare scoperte interessanti:
- passioni che avevamo chiuso in un cassetto o non sapevamo di avere
- comprendere che il lavoro che svolgiamo in realtà non ci gratifica
- la nostra vocazione e le nostre emozioni virano verso professioni diverse da quella attuale
- ci sentiamo più motivati a definire un obiettivo completamente nuovo
- sentiamo di voler realizzare noi stessi
Si può trasformare questa situazione in un’opportunità di crescita personale e professionale, conoscersi più a fondo, cambiare prospettiva; essere più presenti e attenti a sé stessi aggiungendo valore e dando un senso alle scelte e passi compiuti, al percorso che si affronta, in modo da sentirsi più gratificati, appagati e sereni.
Così facendo diventiamo responsabili del nostro benessere e del nostro futuro.
Barbara Salvadego – Consulente orientatrice