Il colloquio di selezione: cosa fare prima, durante e dopo
Per arrivare a raggiungere la posizione lavorativa che più desideriamo nella maggior parte dei casi dovremo superare un iter selettivo, composto da uno o più colloqui. Nei percorsi di orientamento professionale, per preparare il cliente ad affrontare un colloquio selettivo, l’orientatore pone attenzione a tre momenti: ciò che accade prima, durante e dopo un colloquio.
Ti hanno finalmente chiamato…
Quando riceviamo una convocazione per un colloquio di selezione, la prima reazione è un misto di gioia, impazienza, preoccupazione, che spesso ci spinge ad aspettare con un po’ di emozione il momento in cui saremo davanti al selezionatore.
Il tempo che ci separa da quell’appuntamento non deve essere vissuto come un’attesa passiva: ci sono molto cose che possiamo, e dobbiamo, fare per gestire il colloquio di selezione nel modo migliore possibile.
Innanzitutto, dobbiamo dedicare tempo allo studio dell’azienda. Di cosa si occupa? Dov’è presente? Qual è la sua storia? Quali sono i valori e principi che la muovono? Come si pone nel suo settore di riferimento? Quali sono le dinamiche che governano quello specifico settore di business?
Cercare più risposte possibili a queste domande non serve tanto a rispondere con preparazione durante il colloquio, cosa che sarà comunque gradita al selezionatore, ma serve per avere un’idea più accurata possibile del contesto in cui ci si vuole inserire. Laddove parliamo di un’azienda con delle sedi fisiche sul territorio, aperte al pubblico, è utile andare a visitarle, per renderci conto di quale atmosfera si respira, come si muovono i dipendenti, quale approccio al cliente viene portato avanti, ecc ecc. Può sembrare un’attività dispendiosa, in termini di tempo, ma vale la pena fare tutto ciò che puoi aiutarci a raccogliere elementi utili ad avere un’idea chiara e realistica dell’azienda per cui faremo il colloquio. Saremo più preparati e ci sentiremo più sicuri di noi.
Un’altra valutazione da fare prima del colloquio è la verifica del percorso e della raggiungibilità dell’azienda stessa. Sarà utile per tre buoni motivi: arrivare puntuali il giorno del colloquio; essere preparati e rispondere a eventuali obiezioni o domande sulle distanze, i tempi di percorrenza, i mezzi usati per raggiungere la sede; mostrare organizzazione, pianificazione e consapevolezza, nonché interesse e motivazione.
Una cosa da fare sempre prima del colloquio è rileggere l’annuncio: soffermarsi sulle attività che prevede il profilo, ripassando eventuali programmi o elementi di conoscenza oggetto della posizione, senza tralasciare le competenze trasversali richieste. Queste ultime infatti andranno dimostrate facendo più esempi possibili di situazioni in cui le abbiamo utilizzate con successo, così da rendere concreta e pratica la nostra esperienza.
In base a quanto riportato dall’annuncio e alla nostra analisi del contesto, è utile immaginare le domande tipiche che ci potrebbero fare ed elaborare delle possibili risposte che diano un’idea coerente della nostra motivazione verso quella opportunità. Per farlo possiamo attingere dai precedenti colloqui svolti, oppure confrontarci con colleghi, parenti e amici, così da raccogliere un’ampia casistica. Questa è un’attività di orientamento molto importante perché ci permette di proiettarci nella situazione di colloquio e di elaborare la nostra storia professionale, dirigendola verso quella specifica posizione. Durante i percorsi di orientamento professionale, si lavora in molti modi per prepararsi a sostenere un colloquio di selezione, e un’attività tipica è la simulazione di colloquio. In questo modo, l’orientatore può aiutare il candidato a vivere una situazione più vicina possibile a quella del colloquio di selezione, dandogli più feedback possibili per aiutarlo a mostrare se stesso e il proprio percorso professionale al meglio.
Sei arrivato al momento del colloquio…
Una delle cose che più spesso si sottovaluta è l’osservazione. Durante un colloquio si è così presi dalla propria performance da dimenticare spesso di ascoltare e osservare il contesto e l’interlocutore. Fare ciò è fondamentale per due motivi: guardando il luogo in cui siamo, come si muovono le persone e come interagiscono tra loro, raccogliamo molti elementi utili a capire meglio l’organizzazione, utili quindi a gestire con ancor più consapevolezza il nostro colloquio. Ciò che ci viene detto è una bussola per orientare al meglio la nostra presentazione, gli esempi che faremo per valorizzare il nostro percorso professionale, per scegliere come approcciarci all’interlocutore, quale tono usare (formale, informale), ecc. Inoltre, ci facciamo un’idea rispetto a quanto ci piace ciò che vediamo (e ascoltiamo) a proposito dell’azienda che potrà essere il nostro futuro luogo di lavoro. Non è infatti scontato che se decideranno di assumerci accetteremo.
Durante il colloquio siamo in due, noi e il selezionatore, ed entrambi stiamo facendo una scelta. Soprattutto quando siamo in una fase di carriera più avanzata, stiamo cambiando lavoro per migliorare la nostra posizione, dovremo essere convinti della nuova opportunità offerta, quindi sfruttiamo il colloquio per raccogliere anche noi elementi sull’organizzazione e fare una scelta consapevole. Cosa ci piace di ciò che vediamo? Ci vedremmo bene a lavorare lì? Abbiamo già avuto un’esperienza simile? Facciamoci queste domande, magari mentre siamo seduti in attesa di essere accolti nella stanza dei colloqui, e agiamo in base alle nostre risposte.
Siamo davanti al selezionatore e ci chiede di raccontare la nostra storia formativa e professionale. Questo è il momento di ricordare quanto fatto durante la fase di preparazione del colloquio. Nel raccontare il nostro percorso, facciamo esempi. Raccontiamo situazioni concrete che diano sostanza alle nostre esperienze, raccontiamo i traguardi raggiunti e i risultati ottenuti, senza paura di esplorare i nostri eventuali fallimenti ma ponendo l’attenzione su come li abbiamo affrontati e superati. Mettiamo in luce le motivazioni che ci hanno spinto a fare determinate scelte, soprattutto laddove il nostro percorso ha cambiato rotta, per guidare l’interlocutore tra le tappe della nostra vita professionale. Se abbiamo preparato il colloquio a sufficienza, sapremo dove vogliamo portarlo, quali aspetti del nostro percorso sono più attinenti alla posizione offerta, quali elementi è bene mettere sotto una particolare luce, conducendo il selezionatore dove più è vantaggioso per noi. Prendiamoci lo spazio. Anche il candidato ha una buona dose di potere nel corso di un colloquio, cerchiamo di sfruttarlo al meglio, per esempio se ci fanno domande aperte, o nella scelta degli esempi da fare, o ancora laddove ci viene lasciato uno spiraglio per intervenire o per fare a nostra volta domande.
Potrà capire che non tutti i selezionatori ci mettano a nostro agio, come non tutti i colloqui saranno in un ambiente accogliente, tranquillo e favorevole al dialogo. Cerchiamo di essere pronti a tutto, senza scomporci. Teniamo bene a mente qual è il nostro obiettivo e agiamo di conseguenza. Anche laddove dovessimo ricevere domande provocatorie, non cadiamo nel tranello: potrebbe essere il caso di un’intervista stressante, scelta ad hoc dall’interlocutore per vedere come reagiamo sotto stress. La cosa migliore da fare è mantenerci educati, dare una risposta e proseguire. Se l’atteggiamento del selezionatore si spinge oltre ed entra in una sfera che non dovrebbe essere sondata durante un colloquio (ad esempio con domande apertamente discriminatorie), possiamo scegliere di non rispondere, dando magari una motivazione coerente con la nostra scelta, senza alterarci. Mantenere sempre calma e apertura è la scelta migliore, avremo tutto il tempo dopo il colloquio di riflettere ed eventualmente declinare la proposta.
Prima di salutare il selezionatore, non dimentichiamo di chiedere indicazioni sull’iter di selezione e le sue tempistiche. Ci aiuterà per la fase successiva, quella dell’attesa del feedback.
Le faremo sapere…
Dopo aver sostenuto un colloquio non resta che aspettare. Se il colloquio è stato particolarmente interessante, sei molto motivato verso la posizione e l’organizzazione, puoi scrivere al selezionatore segnalando tutto questo, così da rinforzare la motivazione già mostrata durante il colloquio.
In base alle tempistiche che ti hanno dato, puoi valutare di ricontattare il selezionatore per avere un feedback a distanza di tempo, ma usa questa possibilità con parsimonia. Troppa insistenza non è ben vista e potrebbe essere controproducente.
Ciò che puoi fare dopo il colloquio, a breve distanza così da ricordare bene l’esperienza, è riflettere su quanto appena accaduto. Puoi ripensare alle domande che ti hanno rivolto, annotandole così da ampliare la tua casistica, ripercorrendo le risposte che hai dato. Sei stato abbastanza efficace? Come ha reagito l’interlocutore? Ti è sembrato soddisfatto della tua risposta? Da cosa l’hai capito? Come ti saresti potuto esprimere diversamente? Cosa cambieresti della tua gestione del colloquio tornando indietro? Gli esempi che hai fatto erano sufficientemente centrati? Sono soddisfatto di com’è andata e perché?
Nel dare risposte, cerca di essere più oggettivo possibile, riflettendo sull’atteggiamento del selezionatore e sul tuo comportamento, al netto dell’emozione che la situazione sicuramente ti avrà suscitato.
Porti questi interrogativi serve ad apprendere dall’esperienza, nell’ottica di una crescita continua. Sostenere un colloquio prevede infatti una serie di competenze e capacità che vanno allenate continuamente. Usare questa esperienza, al di là del suo esito, è utile sia per affrontare al meglio altre situazioni di colloquio che per il proseguimento dell’iter selettivo.
Se ti convocheranno al secondo colloquio sarà utile avere ben presente lo svolgimento del primo, così da basarti su quello per preparare il secondo. E se invece l’iter si concluderà qui, avrai un’esperienza in più nel tuo bagaglio, da cui potrai trarre utili apprendimenti per il futuro.
Ileana Moriconi
Consulente di orientamento professionale e Career Coach